Stroke ischemico perinatale: cosa può dirci la placenta?
Lo stroke ischemico perinatale (Ischemic Perinatal Stroke – IPS) è definito come un “gruppo eterogeneo di condizioni in cui avviene un’interruzione focale del flusso cerebrale secondaria ad embolizzazione o trombosi, arteriosa o venosa, tra le 20 settimane gestazionali e il 28esimo giorno di vita postnatale; tale condizione deve essere confermata dalle indagini di imaging radiologico o anatomopatologiche”.
Molti studi concordano nell’attribuire all’evento ictale perinatale una genesi multifattoriale, che comprende fattori di rischio materni (primiparità, condizione protrombotiche, obesità, uso di droghe e fumo), fattori di rischio ante-partum (preeclampsia, infertilità, oligoidramnios e ipomobilismo fetale), fattori di rischio intra-partum (infiammazione, anomalie del funicolo, segni di distress fetale), fattori di rischio feto-neonatali (patologia cardiache congenite, infezioni, basso peso alla nascita, sesso, policitemia), questi ultimi con una significativa e importante distinzione tra neonati a termine o neonati pretermine (preterm e late-preterm), perché i danni cerebrali appaiono direttamente correlati al grado di maturazione del tessuto cerebrale colpito.
In questo panorama plurifattoriale la presenza di anomalie placentari è registrata, in alcuni studi, tra il 60% e il 100% dei casi in cui la placenta è stata conservata per l’esame istopatologico, con una importante differenza rispetto ai casi di bambini sani che mostrano una percentuale significativamente inferiore di lesioni istologiche placentari.
I più recenti studi presenti in letteratura, che si propongono di indagare la correlazione tra stroke perinatale e patologia placentare, dimostrano come la placenta possa essere a pieno titolo considerata la nuova “scatola nera” (black box) nella storia di insorgenza del danno che conduce al quadro ictale. Pur non essendo riconosciute lesioni placentari patognomoniche e specifiche correlate a stroke perinatale, la presenza di alterazioni cronico-subacute a carico del distretto vascolare materno e fetale e alterazioni fetali infiammatorie, sono tra le lesioni più frequentemente riscontrare negli studi che si propongono di indagare la correlazione tra il quadro clinico cerebrale e il quadro anatomopatologico placentare. Questi studi sembrano confermare l’ipotesi che lo stroke possa essere maggiormente correlato a un danno placentare cronico o subacuto, piuttosto che a eventi acuti del periodo immediatamente peri-partum.
Tuttavia, un grosso limite viene riconosciuto, si può dire universalmente, dai maggiori studi implicati in questo campo di ricerca: non tutte le placente di bambini affetti da stroke neonatale sono state inviate all’analisi istopatologica con conseguente perdita di dati fondamentali nell’analisi multifattoriale dell’evento cerebrale.
Questo avviene perché l’insorgenza del danno cerebrale segue spesso di alcune ore la decisione, presa tipicamente nell’immediato post-partum, di conservare la placenta ed inviarla all’indagine anatomopatologica.
Nel cercare di correggere questo limite si gioca forse uno dei più importanti settori della ricerca futura sulla correlazione tra patologia placentare e stroke perinatale: la ricerca di una metodica che permetta di conservare tutte le placente, indipendentemente dall’esito immediato del parto, per un lasso di tempo adeguato a coprire la maggioranza degli eventi cerebrali acuti neonatali e non perdendo così lo studio del tessuto placentare.
Più in generale, un altro importante ambito di studio futuro risiede sicuramente nel costruire con metodo sistematico un approccio multidisciplinare della patologia ictale perinatale, ovvero la possibilità di un’indagine materno-placentare-neonatale completa. Non dimentichiamo che l’analisi di tutte le patologie neonatali, cerebrali e non, può dirsi esaustiva e scientificamente completa, solo quando soddisfa la possibilità di un’analisi che comprenda la storia anamnestica e gravidica materna, il dato istologico placentare sino allo studio del quadro clinico neonatale.
Tanto è stato fatto in questi anni sullo studio eziopatogenetico dell’evento stroke in ambito perinatale e in particolare sull’analisi della funzionalità placentare ad esso correlata.
Forse è proprio nel rendere sistematico ed universale l’approccio multidisciplinare a questa patologia, partendo da una più completa e sicura conservazione delle placente e dalla costruzione di database clinici condivisi ostetrico-neonatologici, che possiamo trovare la svolta nella ricerca scientifica: uno per tutti e tutti per uno!
Milano, 20/11/2019
A cura della Dott.ssa FRANCESCA MOLTRASIO
Medico specialista in Anatomia Patologica, con competenza in Patologia placentare e feto-neonatale
ASST Monza
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